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Valeria Muledda

Artista multisciplinare, attrice e performer

Lavora come artista, attrice e performer. Si forma nella scena del teatro di ricerca internazionale e nella prassi artistica di differenti linguaggi e strumenti privilegiando l’esplorazione della relazione corpo-spazio. Lavora attualmente costruendo dispositivi di partecipazione che hanno alla base l’indistinzione tra le arti ed una rinnovata relazione col quotidiano. E’ Docente di Performing Art presso differenti istituzioni nazionali ed europee. Nel 2002 è tra i fondatori del multiple-name Svarnet (selezione nazionale Es.terni 2007, finalista PREMIO EXTRA 2008). Vive tra l’italia e la Francia, dove collabora con le Centre d’Etude des Arts Contemporains (CEAC) e con l’Université de Lille 3, France; qui è parte dell’equipe de Le Jeu d’Orchestre, Recherche-action en art dans les lieux de privation de liberté (Lille 3, Esagramma, Hors Cadre). Nel Gennaio 2012 è fondatrice di STUDIOVUOTO – Studio di architettura che non costruisce, laboratorio transdisciplinare di s

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Lavora come artista, attrice e performer. Si forma nella scena del teatro di ricerca internazionale e nella prassi artistica di differenti linguaggi e strumenti privilegiando l’esplorazione della relazione corpo-spazio. Lavora attualmente costruendo dispositivi di partecipazione che hanno alla base l’indistinzione tra le arti ed una rinnovata relazione col quotidiano. E’ Docente di Performing Art presso differenti istituzioni nazionali ed europee. Nel 2002 è tra i fondatori del multiple-name Svarnet (selezione nazionale Es.terni 2007, finalista PREMIO EXTRA 2008). Vive tra l’italia e la Francia, dove collabora con le Centre d’Etude des Arts Contemporains (CEAC) e con l’Université de Lille 3, France; qui è parte dell’equipe de Le Jeu d’Orchestre, Recherche-action en art dans les lieux de privation de liberté (Lille 3, Esagramma, Hors Cadre). Nel Gennaio 2012 è fondatrice di STUDIOVUOTO – Studio di architettura che non costruisce, laboratorio transdisciplinare di studi e pratiche artistiche che chiama a sé artisti ed abitanti in progetti di attraversamento, mitopoiesi, e trasformazione del territorio a partire da processi condivisi di indagine e creazione. Valeria Muledda ha esposto e sviluppato progetti a Milano, Firenze, Venezia, Lille, Tallin, Londra, Basilea, Barcellona. Per Le Murate Progetti Arte Contemporanea ha prodotto, in collaborazione con Francesco Casciaro (Tempo Reale), l’installazione sonora site-specific per gli spazi dell’ex carcere duro delle Murate di Firenze Nuclei (Vitali). Immagine tratta da: Studio per una cena con R.M. , Valeria Muledda, 2013. Courtesy by Valeria Muledda.

Questo contenuto appare solo nell' archivio.

Nuclei (Vitali)

Residenza d'artista e Installazione permanente di Valeria Muledda

La lingua italiana chiama nucleo la parte centrale e più densa della cellula (diminutivo del lat. cella, piccola stanza), l’unità alla base di ogni forma di vita considerata come la più piccola struttura classificabile come vivente. Il progetto Nuclei (Vitali) chiama con questa espressione di vita e movimento gli spazi delle celle dure del carcere delle Murate di Firenze, concentrando simbolicamente in questo luogo l’anima dello spazio detentivo dell’intero complesso carcerario. Il processo artistico che ha portato all’installazione sonora esperibile in questo luogo ha considerato come vitale la possibilità di attraversare e vivere gli spazi delle Murate, incontrando alcuni di coloro che oggi o ieri hanno vissuto e vivono tratti della sua storia. Vitale è stato sedersi tra queste pietre e da qui guardare la città, ritrovando invertita la direzione abituale dello sguardo: guardare la città dal carcere, e non l’inverso. Osservare lo spazio urbano, l’abitare e

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La lingua italiana chiama nucleo la parte centrale e più densa della cellula (diminutivo del lat. cella, piccola stanza), l’unità alla base di ogni forma di vita considerata come la più piccola struttura classificabile come vivente. Il progetto Nuclei (Vitali) chiama con questa espressione di vita e movimento gli spazi delle celle dure del carcere delle Murate di Firenze, concentrando simbolicamente in questo luogo l’anima dello spazio detentivo dell’intero complesso carcerario. Il processo artistico che ha portato all’installazione sonora esperibile in questo luogo ha considerato come vitale la possibilità di attraversare e vivere gli spazi delle Murate, incontrando alcuni di coloro che oggi o ieri hanno vissuto e vivono tratti della sua storia. Vitale è stato sedersi tra queste pietre e da qui guardare la città, ritrovando invertita la direzione abituale dello sguardo: guardare la città dal carcere, e non l’inverso. Osservare lo spazio urbano, l’abitare ed il convivere da questo insieme separato di cel(lu)le respinte, considerarlo a partire dai più piccoli moduli abitativi viventi, aiuta a sgomberare lo sguardo per guardare ancora la città. Il carcere è un luogo continuamente rimosso dal nostro quotidiano. L’abitante e il cittadino non sono chiamati a pensarlo, considerarlo, attraversarlo, o passarci vicino. Il presente invece ci porta oggi alle Murate per considerare questo luogo come elemento da sempre parte della città, della sua storia e del suo presente. Dalla metà dell’800 il carcere delle Murate é abitato dalla resistenza quotidiana di ogni persona privata della libertà e dall’importante presenza resistente che in momenti cruciali della storia italiana ha combattuto per la libertà ed i diritti fondamentali (tra gli altri, Gaetano Salvemini, Nello Rosselli, Carlo L. Ragghianti, Tosca Bucarelli, Anna Maria Enriques Agnoletti, Orsola Biasutti, Enrica Calabresi, Nathan Cassuto, Aldo Braibanti, Guido Calogero, Aldo Capitini, Oreste Ristori, Tristano Codignola, Carlo Levi, …), sino al 1983 – quando il carcere delle Murate viene chiuso ed i suoi detenuti trasferiti fuori dalla città nel complesso detentivo del nuovo carcere di Sollicciano – attraversando quel processo che porterà prima alla riforma legislativa penitenziaria del 1975 e alla legge M. Gozzini poi (1986). Nuclei (Vitali) ha quindi a che fare con la base necessaria, con le relazioni tra noi e lo spazio che fanno lo spazio della città. La presenza delle Murate, la presenza di questa città murata ora aperta, apre il percorso e lo interroga. Quel che i luoghi lasciano ha a che fare con la voce, col quel canto degli edifici (Paul Valery) che suona e muove la città. Nuclei (Vitali) ha cercato di vivere questi spazi senza superarli, senza sovrastarli, nella volontà di un vero ascolto. I limiti coi quali doveva lavorare (lo spazio non poteva essere in nessun modo veramente modificato) hanno aiutato il processo in questa direzione. Il risultato è un’installazione cellulare, una narrazione-traduzione che è una respirazione cellulare con le pietre. L’idea dell’elaborazione sonora di Nuclei (Vitali) è quella di una struttura “viva” in cui diversi elementi dialogano tra loro assumendo lentamente ma in maniera continua una trasformazione, una metamorfosi. Il fruitore-abitante del carcere duro è in questo modo compreso in un corpo architettonico-cellulare più grande nel quale fa esperienza ma che anche contribuisce a modificare attivamente a partire dalla sua stessa presenza. I sensori normalmente parte di sistemi di controllo vengono quindi qui utilizzati per “ascoltare lo spazio” e la relazione con esso, in una continuità tra corpo fisico e corpo architettonico. Il processo sviluppato non può esaurire la complessità storica e sociale che Le Murate portano con sé, ma vuole condividere il suo percorso comprendendo nei suoi nuclei vitali il fruitore-abitante che li attraversa, così come il carcere comprende ed è parte della città. Nuclei (Vitali) è un “raccontatore”, uno storyteller, un esercizio di presenza che si siede tra le pietre del carcere duro e da qui ascolta ancora le storie che gli hanno raccontato. L’installazione raccoglie e distribuisce nello spazio circa 20 ore di materiale che costituiscono l’archivio sonoro del progetto. Questo si compone di sei parti: una parte raccoglie i racconti, per via diretta e indiretta, relativi al carcere delle Murate ed al contesto storico-urbano che ne ha influenzato l’identità e la percezione da parte della città; una seconda parte comprende le sonorità registrate a contatto degli spazi fisici stessi delle Murate; la terza parte dell’archivio comprende i racconti e le prese d’ambiente registrate all’interno del nuovo carcere di Sollicciano; una quarta sezione raccoglie la descrizione dello spazio vitale/architettonico delle celle e dei carceri attraversati da un detenuto italiano nei suoi ultimi 25 anni di vita; la quinta parte dell’archivio comprende le rielaborazioni “cellulari” delle sonorità ambientali registrate; una sesta parte infine raccoglie una selezione di 590 “impronte” delle pietre delle Murate (una per ogni anno dalla fondazione nel 1424 ad oggi) ottenute attraverso una pratica fisica del frottage. Le 590 impronte che formano questa sezione dell’archivio fungono da vera e propria partitura sonora dell’intero lavoro, da vetrino di osservazione cellulare della materia delle Murate, della sua presenza, e della sua relazione con lo spazio del corpo e della città. Nuclei (Vitali) – ringrazia tutto quel che ha sostenuto questo lavoro. Ringraziamenti speciali vanno alle persone che ha incontrato, che lo hanno reso possibile, e che hanno voluto prendervi parte. Nuclei (Vitali) ringrazia in particolare: l’Area Educativa del Carcere di Sollicciano, il settore Arti per lo Spettacolo della BNCF, l’associazione Altro Diritto, l’Ateneo Libertario di Firenze, Giovanni Azzurro, Barbara Bacci, Ennio Bazzoni, Alessandro Bellucci, Liliana Benvenuti “Angela”, Valerio Biscalkin, Sandra Brigida, Oreste Cacurri, Pamela Calamai, Francesco Casciaro, Raffaele Catuogno, Marisa Cecchi, Sofia Ciufoletti, Marcello Citano “Sugo”, Giulio Consigli, la Comunità di Ricorboli, Roberto Cossi, Franco Corleone, Francesco D’Ausilio, Pietro Demontis, la Fondazione Giovanni Michelucci, Natale Fosco, Valentina Gensini, Alessandro Giobbi, Francesco Giomi, Giampaolo Ietro, il Laboratorio “16 sbarre” CAT – IPM Firenze, Camilla Lastrucci, Giovanna Lori Geddes, Camilla Macchi, Corrado Marcetti, Alessandro Margara, Giada Margheri, Maria Antonietta Marletta, Umberto Mattei, Gabriele Mattioli, Vittorio Meoni “Sosso”, Lucia Meoni, Simonetta Michelotti, Vincenzo Mordini, Vida Mokhtari, l’associazione Mus.e, le Musiquorum, Lorenzo Niccolai Napoli, Raffaele Palmisano, Roberto Perotti, le persone detenute incontrate nelle sezioni del carcere di Sollicciano, Mario Pittalis, Gianfranco Politi, Alessandra Povia, il RFK Center Europe, Maurizio Romani, Enrico Rossi, Giorgio Sacchetti, Linda Salvadori, Alessandro Sardelli, SuperN*, l’associazione Tempo Reale, Stefano Tocci, Sabrina Tosi Cambini, Michele Verrengia, Italo Zanda. Nuclei (Vitali) è dedicato a Olmo e alla libertà che ogni giorno porta con sé.

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