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Margherita Landi
Margherita Landi
17 luglio ore 18:00
All’interno di SITE DANCE, programma artistico a cura di Compagnia degli Istanti, Riflessi di Tremenda Presenza di Margherita Landi è una performance che omaggia le Elegie Duinesi di Maria Rilke e la presenza dell’invisibile. La coreografa comunica tramite il sistema del “Landi’s Cube” e i visori VR con i performer in scena, i quali a loro volta contribuiscono al processo di creazione.
Attraverso la Mixed Reality Landi ha costruito un linguaggio visivo che offre la possibilità di dirigere la performance in tempo reale, senza limitare la libertà creativa dei danzatori. Un dialogo tra coreografa, performer e tecnologia in cui non vi è gerarchia ma collaborazione.
Margherita Landi
17 luglio ore 18:00
All’interno di SITE DANCE, programma artistico a cura di Compagnia degli Istanti, Riflessi di Tremenda Presenza di Margherita Landi è una performance che omaggia le Elegie Duinesi di Maria Rilke e la presenza dell’invisibile. La coreografa comunica tramite il sistema del “Landi’s Cube” e i visori VR con i performer in scena, i quali a loro volta contribuiscono al processo di creazione.
Attraverso la Mixed Reality Landi ha costruito un linguaggio visivo che offre la possibilità di dirigere la performance in tempo reale, senza limitare la libertà creativa dei danzatori. Un dialogo tra coreografa, performer e tecnologia in cui non vi è gerarchia ma collaborazione.
Coreografa, video maker e laureata in Antropologia Culturale.
Dal 2010 il suo lavoro artistico ha iniziato a concentrarsi in studi pratici e teorici su percezione e attenzione, per poi estendersi dal 2014 a una riflessione su corpo e tecnologia, sulla trasformazione dei rituali e dei processi di elaborazione emotiva messi in atto dall’interazione digitale. Ha esplorato Augmented Reality (AR), Virtual Reality (VR), Projection mapping e diversi social media. Negli ultimi anni si è concentrata sul VR per il potenziale di embodiment che offre questa tecnologia, studiando tecniche di trasmissione coreografica attraverso il visore VR. Nel 2021 il suo lavoro “Peaceful Places” vince il prestigioso Auggie Award come Best Art in VR. Il suo lavoro mira a una riflessione sull’utilizzo consapevole della tecnologia come strumento esperienziale e creativo, eliminando la dicotomia umano/artificiale che tende ad attribuire allo strumento tecnologico una valenza negativa, interpretandolo invece
Coreografa, video maker e laureata in Antropologia Culturale.
Dal 2010 il suo lavoro artistico ha iniziato a concentrarsi in studi pratici e teorici su percezione e attenzione, per poi estendersi dal 2014 a una riflessione su corpo e tecnologia, sulla trasformazione dei rituali e dei processi di elaborazione emotiva messi in atto dall’interazione digitale. Ha esplorato Augmented Reality (AR), Virtual Reality (VR), Projection mapping e diversi social media. Negli ultimi anni si è concentrata sul VR per il potenziale di embodiment che offre questa tecnologia, studiando tecniche di trasmissione coreografica attraverso il visore VR. Nel 2021 il suo lavoro “Peaceful Places” vince il prestigioso Auggie Award come Best Art in VR. Il suo lavoro mira a una riflessione sull’utilizzo consapevole della tecnologia come strumento esperienziale e creativo, eliminando la dicotomia umano/artificiale che tende ad attribuire allo strumento tecnologico una valenza negativa, interpretandolo invece come possibile estensione del corpo stesso, quindi in grado di “aumentare” l’esperienza che di esso si può fare. Margherita Landi fonde filosofia, scienza, tecnologia, neuro-scienze e danza. Le sue performance offrono esperienze profondamente emotive e rivoluzionarie, gettando luce sia sugli aspetti positivi che negativi della nostra relazione con la tecnologia. Margherita sfida il pubblico a discernere se lo spettacolo si svolge esternamente o dentro di loro, spingendo i confini dell’esperienza convenzionale. Dà vita a formati innovativi, sottolineando un’umanità attenta, concentrata ed emotivamente coinvolta. Il suo lavoro trasmette un messaggio politico, spostando l’attenzione dalla performance o dall’abilità tecnologica al regno dei sentimenti e dell’inclusione, dove ogni individuo può generosamente contribuire alla bellezza dei propri gesti. Tra i suoi progetti: “Dance for Smartphone”, “The vulnerable technology inside of us”, “Improvvisazione in danza come spazio liminale”, “The world behind us”, “P2P, nuove forme di mancanza nell’era digitale”. Ha lavorato con artisti quali Iraqi Bodies, Makiko Ito, Katie Duck, Dance Elixir, MonoCollective, Yumiko Yoshioka, Company Blu, Zoya Sardhashti, Virgilio Sieni, TSKrypton, Silvia Gribaudi. Al momento è dottoranda in Performance presso l’Università di Portsmouth (UK) la sua ricerca ruota intorno al ruolo dell’assenza e dell’invisibile nella pratica performativa attraverso il visore VR.
www.margheritalandi.it
In questa residenza mi propongo di indagare le possibilità performative ed esperienziali del Landi’s Cube un sistema in Mixed Reality, da me realizzato, che permette di adottare un linguaggio visivo come sistema di comunicazione tra coreografo e danzatore. Il Landi’s Cube come strumento di comunicazione non verbale sta rivelando possibilità maggiori del previsto sia come strumento artistico-creativo che ludico-educativo. Di fatto è un primo approccio alla notazione del movimento in 3D, se Laban usava un linguaggio scritto su carta oggi è possibile spazializzare le indicazioni di movimento grazie alla XR (Extended Reality). Il Landi’s Cube è ispirato al cubo di Laban, al Cubo di Rubik e al gioco del twister ma tutto raggiornato in MR (Mixed Reality). Attraverso un visore VR (Realtà Virtuale) e possibile vedere la stanza in cui ci si trova, le persone circostanti ma anche essere immersi in un cubo in AR (Realtà Aumentata) da cui è possibile vedere le indicazioni.
A u
In questa residenza mi propongo di indagare le possibilità performative ed esperienziali del Landi’s Cube un sistema in Mixed Reality, da me realizzato, che permette di adottare un linguaggio visivo come sistema di comunicazione tra coreografo e danzatore. Il Landi’s Cube come strumento di comunicazione non verbale sta rivelando possibilità maggiori del previsto sia come strumento artistico-creativo che ludico-educativo. Di fatto è un primo approccio alla notazione del movimento in 3D, se Laban usava un linguaggio scritto su carta oggi è possibile spazializzare le indicazioni di movimento grazie alla XR (Extended Reality). Il Landi’s Cube è ispirato al cubo di Laban, al Cubo di Rubik e al gioco del twister ma tutto raggiornato in MR (Mixed Reality). Attraverso un visore VR (Realtà Virtuale) e possibile vedere la stanza in cui ci si trova, le persone circostanti ma anche essere immersi in un cubo in AR (Realtà Aumentata) da cui è possibile vedere le indicazioni.
A un secolo dalle Elegie Duinesi, completate e pubblicate nel 1923, un’ omaggio a Rainer Maria Rilke e all’invisibile.
“L’ angelo delle Elegie è quella creatura in cui la metamorfosi del visibile in invisibile, che noi operiamo, compare già compiuta…
L‘ angelo delle Elegie è quell’ essere che è garante del fatto di riconoscere nell“invisibile un superiore rango della realtà. Per questo è tremendo per noi, perché noi, coloro che amano e trasformano, siamo ancora legati al visibile. Tutti i mondi dell’ universo precipitano nell invisibile, nella realtà più profonda che abbiamo accanto”. Scrisse Rilke nella lettera a Witold von Hulewicz, del 13 novembre 1925. Il visore di Realtà virtuale diventa in questo caso la soglia tra visibile e invisibile. L’invisibile diventa presenza concreta, che fornisce il materiale e il significato alla performance. Margherita Landi ha sviluppato un’ approccio al corpo che passa dal visore VR, per metterla in diretta comunicazione con i performer che volta volta coinvolge nel processo attraverso il sistema del “Landi’s Cube”. Attraverso la Mixed Reality Landi ha costruito un linguaggio visivo che offre la possibilità di dirigere la performance in tempo reale, senza limitare la libertà creativa dei performer, costruendo così un dialogo che avviene in scena in tempo reale nel quale anche il software ha esso stesso voce in capitolo generando elementi casuali. Una pratica discorsiva a tre tra coreografa, performer e apparato, in cui non vi è gerarchia ma collaborazione. Il visore diventa così parte del processo generando intra-azioni più che inter-azioni come direbbe Karen Barad, ma soprattutto generando significati diversi, l’invisibile si “materializza” (“come to matter”) nello spettacolo dando “importanza” (“come to matter”) ad aspetti e significati sempre nuovi.
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