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Musei in Musica | Mus.e e La Filharmonie

The Hidden Idea

domenica 19 maggio ore 10:00 e ore 11:30

 

Tobia Bondesan: Sax alto

Nazareno Caputo: vibrafono, marimba e litofono

Musiche di Nazareno Caputo e Tobia Bondesan

 

Nelle pietre delle Murate si nascondo storie. Sono le storie delle suore del monastero quattrocentesco, le storie del carcere ottocentesco, le storie della resistenza durante la seconda guerra mondiale e le storie degli abitanti del quartiere. Tutte queste voci riaffiorano e si intrecciano nell’architettura delle Murate grazie al recupero edilizio e funzionale iniziato nel 2001 che ha consentito a questo luogo, da sempre inaccessibile, di divenire  parte integrante della città.

 

Come avviene tra le mura di questo luogo, allo stesso modo la musica del duo si plasma attorno all’idea musicale, a tratti esplicitata a tratti nascosta, che affiora tra  i momenti improvvisativi come la venatura di una pietra, fungendo da filo conduttore del dialogo tra i d

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Musei in Musica | Mus.e e La Filharmonie

The Hidden Idea

domenica 19 maggio ore 10:00 e ore 11:30

 

Tobia Bondesan: Sax alto

Nazareno Caputo: vibrafono, marimba e litofono

Musiche di Nazareno Caputo e Tobia Bondesan

 

Nelle pietre delle Murate si nascondo storie. Sono le storie delle suore del monastero quattrocentesco, le storie del carcere ottocentesco, le storie della resistenza durante la seconda guerra mondiale e le storie degli abitanti del quartiere. Tutte queste voci riaffiorano e si intrecciano nell’architettura delle Murate grazie al recupero edilizio e funzionale iniziato nel 2001 che ha consentito a questo luogo, da sempre inaccessibile, di divenire  parte integrante della città.

 

Come avviene tra le mura di questo luogo, allo stesso modo la musica del duo si plasma attorno all’idea musicale, a tratti esplicitata a tratti nascosta, che affiora tra  i momenti improvvisativi come la venatura di una pietra, fungendo da filo conduttore del dialogo tra i due musicisti.

Available in:

Paolo Pecere

Paolo Pecere (1975) si occupa di filosofia e letteratura ed è professore associato di Storia della filosofia all’Università di Roma Tre.
Tra i suoi saggi, La filosofia della natura in Kant (2009), Dalla parte di Alice. La coscienza e l’immaginario (2015) e Il dio che danza. Viaggi, trance e trasformazioni (2021).
Il suo ultimo libro è Il senso della natura (2024).



Paolo Pecere (1975) si occupa di filosofia e letteratura ed è professore associato di Storia della filosofia all’Università di Roma Tre.
Tra i suoi saggi, La filosofia della natura in Kant (2009), Dalla parte di Alice. La coscienza e l’immaginario (2015) e Il dio che danza. Viaggi, trance e trasformazioni (2021).
Il suo ultimo libro è Il senso della natura (2024).

Available in:

La danza rituale
Estasi, trance e trasformazioni

 

Conferenza di Paolo Pecere
a cura di Francesco Gori e Benedetta Bronzini

 

 

Il terzo appuntamento del ciclo di incontri Dal Rito al Teatro è dedicato alla danza, l’arte che i Greci dedicarono a Dioniso, “il Dio folle” e al tempo stesso “il Dio che libera”.
La conferenza di Paolo Pecere guida gli ascoltatori in un viaggio sulle tracce di un fenomeno antichissimo e universale, la trance da possessione indotta dalla danza e dalla musica, indagandone i molteplici contesti e significati: dalla danza delle menadi, alla taranta pugliese, fino alla ecstatic dance e alla performance politica.

Infine, l’esplorazione dei confini dell’io verrà analizzata anche come dialogo tra l’essere umano con l’ambiente e gli altri esseri viventi, diversi da lui, oggetto dell’ultimo volume di Paolo Pecere Il senso della natura (Sellerio, 2024).

 

 




La danza rituale
Estasi, trance e trasformazioni

 

Conferenza di Paolo Pecere
a cura di Francesco Gori e Benedetta Bronzini

 

 

Il terzo appuntamento del ciclo di incontri Dal Rito al Teatro è dedicato alla danza, l’arte che i Greci dedicarono a Dioniso, “il Dio folle” e al tempo stesso “il Dio che libera”.
La conferenza di Paolo Pecere guida gli ascoltatori in un viaggio sulle tracce di un fenomeno antichissimo e universale, la trance da possessione indotta dalla danza e dalla musica, indagandone i molteplici contesti e significati: dalla danza delle menadi, alla taranta pugliese, fino alla ecstatic dance e alla performance politica.

Infine, l’esplorazione dei confini dell’io verrà analizzata anche come dialogo tra l’essere umano con l’ambiente e gli altri esseri viventi, diversi da lui, oggetto dell’ultimo volume di Paolo Pecere Il senso della natura (Sellerio, 2024).

 

 

Available in:

Obbligato è una meditazione sugli obblighi sociali, morali e comunitari.

Attingendo a uno dei principi fondanti del cosmopolitismo, quello di un obbligo morale verso tutti gli umani, questa edizione esamina ciò che Leopold Senghor dichiarò in un discorso a Palazzo Vecchio del 1962 come il ruolo dell’Africa nel mondo del ripristino di una piena umanità affinché il mondo potesse riprendersi dal deficit reso attraverso l’oppressione, lo sfruttamento e l’amnesia storica.

Nel jazz Obbligato è una contro melodia che può avere uguale importanza e dominio come la linea di melodia centrale. In un momento in cui i media e numerosi leader politici hanno spinto la società a temere l’estinzione della storia locale attraverso l’inclusione di prospettive alternative, questi eventi servono a ricordare che quando abbiamo più voci e storie abbiamo una comprensione più completa della storia stessa e un rinnovato senso di umanità per tutti.

Obbligato è una meditazione sugli obblighi sociali, morali e comunitari.

Attingendo a uno dei principi fondanti del cosmopolitismo, quello di un obbligo morale verso tutti gli umani, questa edizione esamina ciò che Leopold Senghor dichiarò in un discorso a Palazzo Vecchio del 1962 come il ruolo dell’Africa nel mondo del ripristino di una piena umanità affinché il mondo potesse riprendersi dal deficit reso attraverso l’oppressione, lo sfruttamento e l’amnesia storica.

Nel jazz Obbligato è una contro melodia che può avere uguale importanza e dominio come la linea di melodia centrale. In un momento in cui i media e numerosi leader politici hanno spinto la società a temere l’estinzione della storia locale attraverso l’inclusione di prospettive alternative, questi eventi servono a ricordare che quando abbiamo più voci e storie abbiamo una comprensione più completa della storia stessa e un rinnovato senso di umanità per tutti.

La sesta edizione di Black History Month Florence sarà organizzata sotto il tema Ostinato. Il tema è simultaneamente un invito e una critica. L’invito è di ostinarsi nel lavoro socio-culturale di cui abbiamo sempre più bisogno. La critica riguarda l’ostinazione della resistenza del riconoscimento della lotta degli afro-discendenti riguardo l’accesso alla cittadinanza, ai diritti dei lavoratori e all’inclusione sociale nella definizione di italianità. Ostinato è una riflessione sull’ostinazione necessaria per affermare strategie proattive di organizzazione culturale su un lungo arco di tempo, come manifestazione di una visione non indifferente ai tempi attuali e alle sfide del presente.

L’edizione del 2021 si collocherà sulla scia delle proteste di lotta contro il razzismo diffuse in tutto il mondo. Nonostante il momento di crisi, riteniamo fondamentale “ostinarsi” in un programma completo e ampliato attraverso il coinvolgimento di nuovi partner, come forma

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La sesta edizione di Black History Month Florence sarà organizzata sotto il tema Ostinato. Il tema è simultaneamente un invito e una critica. L’invito è di ostinarsi nel lavoro socio-culturale di cui abbiamo sempre più bisogno. La critica riguarda l’ostinazione della resistenza del riconoscimento della lotta degli afro-discendenti riguardo l’accesso alla cittadinanza, ai diritti dei lavoratori e all’inclusione sociale nella definizione di italianità. Ostinato è una riflessione sull’ostinazione necessaria per affermare strategie proattive di organizzazione culturale su un lungo arco di tempo, come manifestazione di una visione non indifferente ai tempi attuali e alle sfide del presente.

L’edizione del 2021 si collocherà sulla scia delle proteste di lotta contro il razzismo diffuse in tutto il mondo. Nonostante il momento di crisi, riteniamo fondamentale “ostinarsi” in un programma completo e ampliato attraverso il coinvolgimento di nuovi partner, come forma di resistenza attiva.

Dal 2021 al 2024 Black Archive Alliance prende casa al MAD in una residenza di lungo periodo che porterà questo importante archivio, con i progetti di ricerca e la biblioteca tematica di 500 volumi, in residenza al MAD, per continuare e moltiplicare le occasioni di collaborazione e co-progettazione tra MAD e BHMF.

Le tre mostre proposte quest’anno alle Murate sono state co-prodotte e realizzate in una stretta collaborazione tra Murate Art District e BHMF

La VII edizione del Black History Month Florence amplia i propri orizzonti trasformandosi in Black History Fuori le Mura. La portata dell’iniziativa cresce grazie alla sinergia con il lavoro di analoghi collettivi operativi nelle città di Bologna, Torino e Roma, ma anche puntando anche verso nuove collaborazioni all’estero.

Black History Fuori le Mura è il frutto di un’organizzazione collettiva che riunisce associazioni, individui e istituzioni, generando uno spazio condiviso per la co-promozione degli eventi di Black History Month. Questa piattaforma vuole proporsi quale luogo ideale per il rilancio di una riflessione nazionale e internazionale sul recupero della Black History.

Quest’anno MAD presenterà tre diverse mostre co-prodotte con BHFM, articolate all’interno di tutti i suoi spazi. L’inaugurazione delle mostre si svolgerà giovedì 10 febbraio a partire dalle 17.30, con la presentazione dei progetti da parte di Justin Randolph Thompson, co-fon

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La VII edizione del Black History Month Florence amplia i propri orizzonti trasformandosi in Black History Fuori le Mura. La portata dell’iniziativa cresce grazie alla sinergia con il lavoro di analoghi collettivi operativi nelle città di Bologna, Torino e Roma, ma anche puntando anche verso nuove collaborazioni all’estero.

Black History Fuori le Mura è il frutto di un’organizzazione collettiva che riunisce associazioni, individui e istituzioni, generando uno spazio condiviso per la co-promozione degli eventi di Black History Month. Questa piattaforma vuole proporsi quale luogo ideale per il rilancio di una riflessione nazionale e internazionale sul recupero della Black History.

Quest’anno MAD presenterà tre diverse mostre co-prodotte con BHFM, articolate all’interno di tutti i suoi spazi. L’inaugurazione delle mostre si svolgerà giovedì 10 febbraio a partire dalle 17.30, con la presentazione dei progetti da parte di Justin Randolph Thompson, co-fondatore e direttore di Black History Month Florence, l’artista Nidhal Chamekh e la ricercatrice Jessica Sartiani. Nell’occasione verrà presentato il nuovo progetto audiovisivo di DeForrest Brown, Jr. e James Hoff HOBO UFO V. (THE NEW WORLD), che esamina la tumultuosa storia geografica della razza in America.

Questa edizione del BHFM presenta come titolo tematico FUGA: una meditazione sulla fugacità del concetto di Blackness (Moten, Harney 2013) e sulla instabilità che permea realtà geo-culturali sfumando i confini tra locale e transnazionale. È anche una riflessione sulla diffidenza che persiste nel contesto italiano riguardo ai popoli e alle culture d’origine africana, che spinge molti alla fuga.

Black History Month Florence - Sforzando

MAD Murate Art District in collaborazione con l’Associazione Culturale Black History Month Florence e The Recovery Plan sono lieti di presentare l’VIII Edizione di Black History Month Florence – Sforzando.

Al settimo anno di collaborazione con MAD Murate Art District la mostra Memory Effect, curata da BHMF in collaborazione con gli studenti del Master IED in Curatorial Practice, prende forma in tutti gli spazi espositivi del complesso dal 2 febbraio al 2 marzo 2023.

Black History Month Florence – Sforzando è il frutto di un’organizzazione collettiva che riunisce associazioni, individui e istituzioni, per il rilancio di una riflessione nazionale e internazionale sul recupero della Black History.
La mostra riunisce i lavori dei quattro artisti Binta Diaw, Nexcyia, Bocar Niang e Lerato Shadi intrecciando performance, sound art e installazioni.

In geologia il Memory effect, l’effetto memoria (ME), è visualizzato come interferenze e anomalie present


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MAD Murate Art District in collaborazione con l’Associazione Culturale Black History Month Florence e The Recovery Plan sono lieti di presentare l’VIII Edizione di Black History Month Florence – Sforzando.

Al settimo anno di collaborazione con MAD Murate Art District la mostra Memory Effect, curata da BHMF in collaborazione con gli studenti del Master IED in Curatorial Practice, prende forma in tutti gli spazi espositivi del complesso dal 2 febbraio al 2 marzo 2023.

Black History Month Florence – Sforzando è il frutto di un’organizzazione collettiva che riunisce associazioni, individui e istituzioni, per il rilancio di una riflessione nazionale e internazionale sul recupero della Black History.
La mostra riunisce i lavori dei quattro artisti Binta Diaw, Nexcyia, Bocar Niang e Lerato Shadi intrecciando performance, sound art e installazioni.

In geologia il Memory effect, l’effetto memoria (ME), è visualizzato come interferenze e anomalie presenti in mappature e topografie; è infatti prodotto da errori e imperfezioni generati da attrezzature e tecnologie utilizzate nella raccolta di dati e nella creazione di grafici.
Ciascuna delle opere esposte è realizzata con un approccio site specific ed estende la percezione della capacità sonora di occupare lo spazio. Video, materiali tessili, terra e parti di automobili fanno da sfondo a una serie di conversazioni sfumate sulla documentazione e la memoria come forme di resistenza.

Black History Month Florence - Sforzando

Available in:

«…23simo giorno…. 34simo giorno…. 47simo giorno…
– Che fate?
– Qui portano tanti vestiti, tessuti, tutto quello che hanno in casa. Facciamo le reti. Ci siamo organizzati. C’è chi taglia le strisce e noi leghiamo. Si procede velocemente……»
Le mie sorelle erano bloccate in un piccolo paese vicino a Sumy per più di un mese, accolti da una famiglia. Si occupavano di fare le reti militari come tante altre donne e bambini.
Il progetto prevede la realizzazione a più tappe di una rete militare seguendo il disegno utilizzato nel tradizionale ricamo ucraino, simboleggiando il cielo stellato o il cosmo organizzato. Il cielo – la parola che dal significato pacifico e sereno si è trasformato in una minaccia in questi tempi.
Il progetto adotta la pratica partecipativa che unisce le persone ad intrecciare una rete, con la stessa tecnica della rete militare, ma ricamando il disegno tradizionale ucraino che simboleggia il cielo pacifico, il




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«…23simo giorno…. 34simo giorno…. 47simo giorno…
– Che fate?
– Qui portano tanti vestiti, tessuti, tutto quello che hanno in casa. Facciamo le reti. Ci siamo organizzati. C’è chi taglia le strisce e noi leghiamo. Si procede velocemente……»
Le mie sorelle erano bloccate in un piccolo paese vicino a Sumy per più di un mese, accolti da una famiglia. Si occupavano di fare le reti militari come tante altre donne e bambini.
Il progetto prevede la realizzazione a più tappe di una rete militare seguendo il disegno utilizzato nel tradizionale ricamo ucraino, simboleggiando il cielo stellato o il cosmo organizzato. Il cielo – la parola che dal significato pacifico e sereno si è trasformato in una minaccia in questi tempi.
Il progetto adotta la pratica partecipativa che unisce le persone ad intrecciare una rete, con la stessa tecnica della rete militare, ma ricamando il disegno tradizionale ucraino che simboleggia il cielo pacifico, il cielo stellato che protegge e porta i sogni, una preghiera collettiva che intende fermarsi nelle scuole per un anno scolastico. Secondo il vecchio detto «le mani curano il cuore».
Il desiderio è d’incontrare virtualmente la comunità ucraina che vive o ha trovato la casa nuova sul territorio, e non solo per realizzare insieme questo “cielo”.

Il progetto Inside Out si propone di educare gli studenti a un impiego cosciente della fotografia, favorendo una maggiore consapevolezza nell’uso dei social network, da loro intesi come potenti mezzi di autorappresentazione. Le sessioni, infatti, saranno concepite per consentire lo sviluppo di una personale pratica artistica che fornisca ai ragazzi gli strumenti con cui costruire e raccontare in modo autonomo la propria immagine. Considereremo diversi generi di fotografia: ritratto, paesaggio, still life, di cui esamineremo i principali esempi storici e contemporanei; sperimenteremo diversi tipi di illuminazione: naturale e artificiale; rifletteremo su come le immagini possano trasmettere emozioni e raccontare storie. Dopo ogni incontro i ragazzi svolgeranno un compito legato alla tematica affrontata. Le fotografie scattate dagli studenti durante le sessioni a scuola o nel tempo libero (principalmente con la fotocamera di uno smartphone) andranno a formare il racconto fotografico di

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Il progetto Inside Out si propone di educare gli studenti a un impiego cosciente della fotografia, favorendo una maggiore consapevolezza nell’uso dei social network, da loro intesi come potenti mezzi di autorappresentazione. Le sessioni, infatti, saranno concepite per consentire lo sviluppo di una personale pratica artistica che fornisca ai ragazzi gli strumenti con cui costruire e raccontare in modo autonomo la propria immagine. Considereremo diversi generi di fotografia: ritratto, paesaggio, still life, di cui esamineremo i principali esempi storici e contemporanei; sperimenteremo diversi tipi di illuminazione: naturale e artificiale; rifletteremo su come le immagini possano trasmettere emozioni e raccontare storie. Dopo ogni incontro i ragazzi svolgeranno un compito legato alla tematica affrontata. Le fotografie scattate dagli studenti durante le sessioni a scuola o nel tempo libero (principalmente con la fotocamera di uno smartphone) andranno a formare il racconto fotografico di ciascun partecipante. Come restituzione finale presenteremo una proiezione con i mini-racconti di ogni studente.
Adottando il metodo del learning by doing, il progetto vuole favorire un apprendimento attivo, esperienziale e coinvolgente.
La metodologia adottata vuol rendere i ragazzi in grado di rafforzare le fragilità e le capacità relazionali all’interno del gruppo classe e della comunità scolastica di appartenenza.

Il progetto Video Arte si svilupperà a partire da una riflessione sul tema della corporeità, del limite e dell’accettazione della propria e altrui imperfezione, intesa non come inadeguatezza, ma in quanto verità intrinseca della nostra natura e opportunità di relazione con gli altri.
Il programma vuole generare una riflessione su come rispondere al bisogno primario di essere se stessi e di sentirsi accolti e compresi. L’obiettivo è quello di realizzare insieme ai ragazzi un video, combinando generi espressivi diversi esercitati secondo le loro capacità e competenze (scrittura, fotografia, montaggio, ecc.).
Adottando il metodo del learning by doing, il progetto vuole favorire un apprendimento attivo, esperienziale e coinvolgente.
La metodologia adottata vuol rendere i ragazzi in grado di rafforzare le fragilità e le capacità relazionali all’interno del gruppo classe e della comunità scolastica di appartenenza.




Il progetto Video Arte si svilupperà a partire da una riflessione sul tema della corporeità, del limite e dell’accettazione della propria e altrui imperfezione, intesa non come inadeguatezza, ma in quanto verità intrinseca della nostra natura e opportunità di relazione con gli altri.
Il programma vuole generare una riflessione su come rispondere al bisogno primario di essere se stessi e di sentirsi accolti e compresi. L’obiettivo è quello di realizzare insieme ai ragazzi un video, combinando generi espressivi diversi esercitati secondo le loro capacità e competenze (scrittura, fotografia, montaggio, ecc.).
Adottando il metodo del learning by doing, il progetto vuole favorire un apprendimento attivo, esperienziale e coinvolgente.
La metodologia adottata vuol rendere i ragazzi in grado di rafforzare le fragilità e le capacità relazionali all’interno del gruppo classe e della comunità scolastica di appartenenza.

Benedetta Manfriani

Artista visiva e cantante, BENEDETTA MANFRIANI ha esplorato negli anni tecniche e linguaggi diversi – video, installazioni, fotografia, musica, ceramica, grafica – dando vita a opere multiformi. Collabora con Tempo Reale, sia nella didattica sia nella produzione di opere multimediali, e con la compagnia teatrale Catalyst. È attualmente artista in residenza al MAD Murate Art District. Nell’ambito del Progetto RIVA ha diretto la performance sonora Rivers nel 2018, partecipando nel 2017 ad una installazione sonora di Tempo Reale Festival. Nel 2016 ha ideato CONfusion, un gruppo vocale multietnico formato da persone provenienti da molti paesi del mondo, che lavora per l’inclusione dei migranti attraverso la musica e la performance, attivo anche presso il Teatro Puccini di Firenze. Nel 2021 ha realizzato per MAD l’installazione sonora QuaranTeens, allestita in Piazza del Carmine.

 

Artista visiva e cantante, BENEDETTA MANFRIANI ha esplorato negli anni tecniche e linguaggi diversi – video, installazioni, fotografia, musica, ceramica, grafica – dando vita a opere multiformi. Collabora con Tempo Reale, sia nella didattica sia nella produzione di opere multimediali, e con la compagnia teatrale Catalyst. È attualmente artista in residenza al MAD Murate Art District. Nell’ambito del Progetto RIVA ha diretto la performance sonora Rivers nel 2018, partecipando nel 2017 ad una installazione sonora di Tempo Reale Festival. Nel 2016 ha ideato CONfusion, un gruppo vocale multietnico formato da persone provenienti da molti paesi del mondo, che lavora per l’inclusione dei migranti attraverso la musica e la performance, attivo anche presso il Teatro Puccini di Firenze. Nel 2021 ha realizzato per MAD l’installazione sonora QuaranTeens, allestita in Piazza del Carmine.

 

Il laboratorio ha lo scopo di lavorare alla realizzazione di partiture pittografiche o pittogrammi.

I pittogrammi sono spartiti che oltre alle note e indicazioni musicali vengono arricchiti e potenziati da disegni, forme, colori che hanno il compito di rafforzare la dimensione artistica. La pittografia musicale, indirizzata verso pagine performative, prende corpo nella seconda metà del Novecento. Sua prerogativa è l’unicum interpretativo: ogni esecuzione è rinnovamento interpretativo.

“Quando si inizia a scrivere una pagina pittografica si crea una sinergia tra il foglio (se del foglio si tratta, ma può essere qualsiasi altro supporto), la materia (inchiostri, colori, frammenti per collage, oggetti di qualsivoglia natura, etc.), il gesto d’azione (la scrittura), e il pensiero. Mentre negli altri sistemi compositivi la tecnica di scrittura (conoscenza dei fattori armonici, timbrici, sonori, acustici, etc.) è unita al solo pensiero creativo (che spesso si fonde con essa e che

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Il laboratorio ha lo scopo di lavorare alla realizzazione di partiture pittografiche o pittogrammi.

I pittogrammi sono spartiti che oltre alle note e indicazioni musicali vengono arricchiti e potenziati da disegni, forme, colori che hanno il compito di rafforzare la dimensione artistica. La pittografia musicale, indirizzata verso pagine performative, prende corpo nella seconda metà del Novecento. Sua prerogativa è l’unicum interpretativo: ogni esecuzione è rinnovamento interpretativo.

“Quando si inizia a scrivere una pagina pittografica si crea una sinergia tra il foglio (se del foglio si tratta, ma può essere qualsiasi altro supporto), la materia (inchiostri, colori, frammenti per collage, oggetti di qualsivoglia natura, etc.), il gesto d’azione (la scrittura), e il pensiero. Mentre negli altri sistemi compositivi la tecnica di scrittura (conoscenza dei fattori armonici, timbrici, sonori, acustici, etc.) è unita al solo pensiero creativo (che spesso si fonde con essa e che smuove le risorse di questa tecnica), nel caso della scrittura pittografica si crea anche un rapporto di natura corporea, tangibile e immancabilmente vengono chiamati in gioco tutti i sensi del corpo.”

Luigi Esposito L’arte del pittogramma, dove la musica si incontra con la pittura, MusicVoice.it

 

Il laboratorio mira allo sviluppo della conoscenza e consapevolezza nella gestione della fisicità (capacità di autocontrollo e di uso del corpo) a fini espressivi.

Allo sviluppo delle capacità espressive e al potenziamento delle capacità comunicative;

Allo sviluppo della capacità di attenzione e concentrazione.

Il lavoro si svolgerà prevalentemente come attività di gruppo.

Paolo Mereu

PAOLO MEREU studia danza e architettura a Firenze. Successivamente segue i corsi di formazione presso la Nikolais and Louis Dance School, il Merce Cunningham Studio e studia con Richard Haisma, David Zambrano e Jim May a New York. Danza con diverse compagnie in Italia e all’estero tra cui: Simona Bucci, Roberto Castello, Santiago Sempere, Nikolais & Louis Dance Company, Jeanette Stoner, Neta Pulvermacher e Susanne Linke. Nel 1991 inizia un suo percorso di ricerca coreografica intessendo delle collaborazioni con artisti di varie discipline; cura i movimenti coreografici per diversi lavori teatrali e in differenti realtà culturali (Italia, Francia, Polonia e Stati Uniti). Dal 2006 al 2010 dirige una formazione professionale per danzatori contemporanei a Firenze,

svolgendo anche il ruolo di docente. Fino al 2017 è docente stabile presso l’Accademia Internazionale Coreutica di Firenze dove dal 2005 insegna tecnica, improvvisazione, composizione e coreografia, e crea diversi assol

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PAOLO MEREU studia danza e architettura a Firenze. Successivamente segue i corsi di formazione presso la Nikolais and Louis Dance School, il Merce Cunningham Studio e studia con Richard Haisma, David Zambrano e Jim May a New York. Danza con diverse compagnie in Italia e all’estero tra cui: Simona Bucci, Roberto Castello, Santiago Sempere, Nikolais & Louis Dance Company, Jeanette Stoner, Neta Pulvermacher e Susanne Linke. Nel 1991 inizia un suo percorso di ricerca coreografica intessendo delle collaborazioni con artisti di varie discipline; cura i movimenti coreografici per diversi lavori teatrali e in differenti realtà culturali (Italia, Francia, Polonia e Stati Uniti). Dal 2006 al 2010 dirige una formazione professionale per danzatori contemporanei a Firenze,

svolgendo anche il ruolo di docente. Fino al 2017 è docente stabile presso l’Accademia Internazionale Coreutica di Firenze dove dal 2005 insegna tecnica, improvvisazione, composizione e coreografia, e crea diversi assoli per concorsi, audizioni e coreografie di gruppo. Conduce seminari e laboratori in diversi centri in Italia, Svizzera, Polonia e Svezia.

Katiuscia Favilli

KATIUSCIA FAVILLI si occupa di arti performative come pratica di scena e progettazione da venti anni.  Formatrice in ambito artistico ed educativo declina la pratica del teatro come strumento di esplorazione del sé, capacità relazionale e crescita del proprio potenziale. Ha maturato competenze nella progettazione di percorsi sia per soggetti in formazione che per formatori, in ambiti formali e informali, quali scuole, festival e cooperative sociali. Attualmente collabora con il dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Firenze.

KATIUSCIA FAVILLI si occupa di arti performative come pratica di scena e progettazione da venti anni.  Formatrice in ambito artistico ed educativo declina la pratica del teatro come strumento di esplorazione del sé, capacità relazionale e crescita del proprio potenziale. Ha maturato competenze nella progettazione di percorsi sia per soggetti in formazione che per formatori, in ambiti formali e informali, quali scuole, festival e cooperative sociali. Attualmente collabora con il dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Firenze.

Indagine sul mito di Orfeo ed Euridice di Katiuscia Favilli

 

Il mito di Orfeo ed Euridice, oltre alla sua romantica interpretazione, mette di fronte all’esperienza dell’inevitabilità della fine al di là della potenza della vita e della volontà dei sentimenti. Il mito può essere un mezzo per fare esperienza di questioni esistenziali complesse con cui è difficile confrontarsi con il solo pensiero analitico e logico. Orfeo attraversa le porte dell’Ade, ma non è il solo. Nella letteratura troviamo altri esempi di eroi ed eroine che riescono a superare la soglia tra la vita e la morte per entrare in un mondo completamente ignoto. Fin dall’antichità la geografia del mondo delle tenebre era molto chiara agli individui, oggi questo spazio è incerto, negato anche come forma di riflessione o esercizio creativo. Com’è l’aldilà? Come te lo immagini? Queste le prime domande con cui entreremo in dialogo con le ragazze e i ragazzi. La riflessione sull&#

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Indagine sul mito di Orfeo ed Euridice di Katiuscia Favilli

 

Il mito di Orfeo ed Euridice, oltre alla sua romantica interpretazione, mette di fronte all’esperienza dell’inevitabilità della fine al di là della potenza della vita e della volontà dei sentimenti. Il mito può essere un mezzo per fare esperienza di questioni esistenziali complesse con cui è difficile confrontarsi con il solo pensiero analitico e logico. Orfeo attraversa le porte dell’Ade, ma non è il solo. Nella letteratura troviamo altri esempi di eroi ed eroine che riescono a superare la soglia tra la vita e la morte per entrare in un mondo completamente ignoto. Fin dall’antichità la geografia del mondo delle tenebre era molto chiara agli individui, oggi questo spazio è incerto, negato anche come forma di riflessione o esercizio creativo. Com’è l’aldilà? Come te lo immagini? Queste le prime domande con cui entreremo in dialogo con le ragazze e i ragazzi. La riflessione sull’altro mondo, sul luogo fisico e mentale dove chi muore va, è uno spazio creativo e di riflessione concreto che può dare la possibilità di parlare e confrontarsi in maniera protetta su un argomento complesso e difficile come la morte, in modo particolare nella fase della preadolescenza. Abbiamo spesso risposto o sentito raccontare alle bambine e ai bambini che le nuvole o la luna ospitano cani e gatti. Le prime esperienze di morte portano la conseguente domanda dov’è? a cui l’adulto ha necessità di dare una risposta. La ricerca sul mito di Orfeo ed Euridice desidera indagare lo spazio possibile di un al di là: immaginarlo, rifletterci, entrarci in relazione tramite l’utilizzo della scena teatrale.

 

Indagine sul nero di Paolo Mereu

 

Il nero si manifesta sottoforma di buio, luogo affascinante, se limitato a potenze inibenti; è seducente tanto da  trasformarsi in un caos consolatorio; è il colore dell’ovest dove tramonta il sole. Questo colore include variabili interessanti generando processi ciclici e ripetitivi: dal buio all’abbaglio, illuminante prima accecante poi. Nell’arte figurativa ha assunto significati spesso contraddittori nel corso del tempo: la fertilità, gli Inferi, l’aldilà, il lutto, l’umiltà, la penitenza e il peccato, per citarne alcuni, fino a simboleggiare persino l’autorità. Il non-colore per eccellenza riesce a generare immagini e visioni ad uno sguardo attento creando aspettative o desideri inattesi. Il laboratorio sarà costruito intorno allo studio di un’opera d’arte figurativa attinente al tema in questione. Gli studenti saranno invitati a scegliere un’opera da analizzare individualmente o in piccoli gruppi e cercheranno attraverso il corpo una maniera per esprimerne una sintesi. L’obiettivo sarà la costruzione di un linguaggio, su cui entreranno in gioco nuove riflessioni e osservazioni nate dall’indagine su questo colore. L’allenamento dello sguardo non sempre avviene in modo consapevole e costruttivo, infatti i giovani sono bombardati da immagini spesso vuote di significato oppure omologate ad un pensiero comune, che abbatte le loro potenzialità cognitive e immaginifiche, portandoli ad avere timore di uscire dal coro per esporsi liberamente e trascendere dal quotidiano. Nel ciclo che prevede sei incontri, verranno proposte pratiche in grado di preparare il corpo ad entrare in uno specifico processo drammaturgico la cui finalità è la costruzione di un metalinguaggio. Ogni incontro solleciterà il pensiero del corpo secondo una tematica specifica, che cercheremo di analizzare sotto molteplici aspetti (meccanico, cinestetico, sociale, artistico, culturale e politico).

 

Simoncini Tangi

SIMONCINI.TANGI nasce dall’incontro di due realtà, quella scientifica di Pasquale Tangi e l’altra artistica di Daniela Simoncini. Pasquale nasce a Faeto (FG) nel 1980, si laurea in Ingegneria Industriale presso l’Università degli studi di Firenze nel 2008. Nel 2019 si iscrive al Master Futuro Vegetale del neurobiologo Stefano Mancuso e del prof. Leonardo Chiesi, per approfondire la relazione tra Uomo, Ambiente e Natura. Figlio di un orologiaio, ha da sempre coltivato interesse per la concezione del tempo e dei suoi meccanismi interni. La passione di Pasquale per i piccoli ingranaggi si unisce agli studi di Daniela, sul respiro e sui ritmi della natura. Daniela Simoncini nasce a Poggibonsi (SI) nel 1972, si diploma nel 1996 presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, nella sezione di Pittura con il prof. Gianfranco Notargiacomo. Studia teatro con l’attrice vocalista Gabriella Bartolomei e danza contemporanea con Cristina Bonati. Dal 2003 inizia a praticare e studiare Tai Ch

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SIMONCINI.TANGI nasce dall’incontro di due realtà, quella scientifica di Pasquale Tangi e l’altra artistica di Daniela Simoncini. Pasquale nasce a Faeto (FG) nel 1980, si laurea in Ingegneria Industriale presso l’Università degli studi di Firenze nel 2008. Nel 2019 si iscrive al Master Futuro Vegetale del neurobiologo Stefano Mancuso e del prof. Leonardo Chiesi, per approfondire la relazione tra Uomo, Ambiente e Natura. Figlio di un orologiaio, ha da sempre coltivato interesse per la concezione del tempo e dei suoi meccanismi interni. La passione di Pasquale per i piccoli ingranaggi si unisce agli studi di Daniela, sul respiro e sui ritmi della natura. Daniela Simoncini nasce a Poggibonsi (SI) nel 1972, si diploma nel 1996 presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, nella sezione di Pittura con il prof. Gianfranco Notargiacomo. Studia teatro con l’attrice vocalista Gabriella Bartolomei e danza contemporanea con Cristina Bonati. Dal 2003 inizia a praticare e studiare Tai Chi, Yoga e Feldenkrais con la danzatrice butoh Ran Ishiwa. Attualmente insegna discipline pittoriche e grafiche al Liceo Artistico “U. Brunelleschi” di Montemurlo (PO). Nel 2020 entra a far parte del gruppo Gina X.

Le forme dell’essere non possono essere separate le une dalle altre: il tempo e le cose si creano e si ricreano intrecciandosi in grovigli di azioni e reazioni. La materia non è fissa e immutabile, reagisce, soffre e si trasforma con noi. Tutto è collegato e in competizione con tutto, è difficile stabilire chi è legato a chi; gli organismi collaborano tra regni, mediante processi di simbiosi, di reti micorrize e rizomi: prendere nutrimento è anche offrirlo, annodandosi alla vita altrui. Da sempre, le specie si mangiano e si nutrono a vicenda modificando e danneggiando l’ambiente dell’altro. Batteri, funghi, alghe, licheni, piante, animali e uomini creano relazioni trasformando il paesaggio, il clima e l’economia: plasmano il mondo generando filamenti e parentele, attraverso connessioni inventive. L’antropologa americana Anna Tsing, definisce design involontario, quel processo di interdipendenza tra regni, in cui il disturbo dell’uomo, non è necessariamente una fine, m

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Le forme dell’essere non possono essere separate le une dalle altre: il tempo e le cose si creano e si ricreano intrecciandosi in grovigli di azioni e reazioni. La materia non è fissa e immutabile, reagisce, soffre e si trasforma con noi. Tutto è collegato e in competizione con tutto, è difficile stabilire chi è legato a chi; gli organismi collaborano tra regni, mediante processi di simbiosi, di reti micorrize e rizomi: prendere nutrimento è anche offrirlo, annodandosi alla vita altrui. Da sempre, le specie si mangiano e si nutrono a vicenda modificando e danneggiando l’ambiente dell’altro. Batteri, funghi, alghe, licheni, piante, animali e uomini creano relazioni trasformando il paesaggio, il clima e l’economia: plasmano il mondo generando filamenti e parentele, attraverso connessioni inventive. L’antropologa americana Anna Tsing, definisce design involontario, quel processo di interdipendenza tra regni, in cui il disturbo dell’uomo, non è necessariamente una fine, ma un inizio: è possibile sopravvivere sulle rovine, nei luoghi abbandonati, imparando a con-vivere nella contaminazione e confusione. Tutto è cor-rispondenza. Il mondo ri-sponde alle nostre azioni.

 

Obiettivi

Gli studenti confrontandosi con la poetica di Simoncini.Tangi potranno osservare il processo di trasformazione della natura e iniziare a capire che ad ogni azione, cor-risponde una reazione!

Nella nostra memoria dovrebbe fissarsi che la nostra sopravvivenza dipende dalle piante: se il verde sparisse dalla Terra, saremmo destinati all’estinzione.

È necessario costruire relazioni aperte e condivise, in quanto la vita non è una prerogativa individuale: soggetto e oggetto si costruiscono e si plasmano a vicenda.

Umidità, vento, vapore acqueo ed energia solare regolano la quantità di acqua che si deposita sulle piante e sulla terra: la traspirazione è il processo in cui le piante regolano la temperatura dei loro tessuti, assorbono l’acqua dalle radici e la diffondono alle foglie, per mantenerle fresche e flessibili. Anche il suolo è influenzato dalla traspirazione, l’acqua della pioggia una volta traspirata, regola l’umidità, fertilizzando il terreno, che risulta meno paludoso. Aridità e siccità, causate principalmente dalle variazioni climatiche, sono ormai un’emergenza planetaria: incendi e disastri ambientali, contribuiscono ad aumentare la desertificazione di vaste zone. I ghiacciai si sciolgono, e i fondali marini, diventano discariche di plastica e rifiuti. L’uomo non si comporta come le piante. La natura si ricicla da sola, lo spreco non è contemplato, tutto si modifica e rientra a far parte dei processi biologici e geologici. I rifiuti di una specie, spiega il fisico e scrittore Fritjof Capra sono nutrimento per l’altra: fiori, radici, piante si trasformano innescando una scansione ritmica e ciclica in cui la vita si alterna alla morte, la luce al buio, il giorno alla notte.

 

Finalità

Il progetto si propone attraverso il Con-Tatto con l’Arte, di stimolare la capacità di sentire, vedere, annusare e toccare il mondo vegetale:

Quando tocchiamo qualcuno, siamo toccati a nostra volta: il tatto è radicato nell’attività mentale”.

Attraverso le loro opere Simoncini.Tangi, cercano di svelare l’invisibile processo della vita e l’intelligenza delle piante, la loro capacità di risolvere in modo semplice situazioni complesse. Le piante, quando colonizzarono la Terra, si associarono ai funghi per tessere, mediante le radici, reti sotterranee capaci di estrarre con facilità acqua e sali minerali. Sono esseri fortemente collaborativi, si aiutano e comunicano anche a grandi distanze; abili manipolatrici utilizzano l’aria, l’acqua, la terra, gli animali e lo stesso uomo, per trasportare i propri semi in luoghi lontani. Gli scoiattoli, ad esempio, sono i primi giardinieri naturali, nell’inverno, infatti, seppelliscono scorte di noci e ghiande, ma poi spesso si dimenticano del luogo di sepoltura, contribuendo involontariamente alla nascita di nuovi alberi.

L’intento di Simoncini.Tangi sarà quello di sollecitare gli studenti a osservare la vita nel suo farsi, costruendo insieme agli alunni una relazione tra il Corpo della natura, quello dell’uomo e dell’Arte: ambiente, arte e cultura sono intrecciati in un groviglio di intra-azioni. L’entanglement è un fenomeno quantistico e significa letteralmente ‘groviglio’, ‘intreccio’: tutto è intrecciato e connesso. Ogni vita è assemblata all’altra e ha bisogno dell’altra per vivere. Le piante sono esseri democratici e fortemente collaborativi, sono capaci di coordinarsi a grandi distanze, anche tra specie nemiche. La collaborazione è un processo di apprendimento fondamentale, in una società in cui la competizione sembra l’unica forma di sopravvivenza, il modo in cui si relazionano fra loro le piante, sarà di grande stimolo per gli studenti.

“Se oggi il nostro mondo è in crisi è perché abbiamo dimenticato come corrispondervi” T. Ingold

 

Azioni

In questo percorso Daniela Simoncini unisce la poetica artistica creata con Pasquale Tangi (Simoncini.Tangi), alla sua continua ricerca sul respiro e movimento del corpo: dagli studi in Accademia ad oggi, questa necessità di sentite i micro-cambiamenti del proprio corpo (in relazione al mondo esterno), l’ha portata a confrontarsi con molte discipline quali la danza, il teatro, lo yoga, il tai-chi, il fedenkrais. Gli studenti si muoveranno sul confine del nostro corpo e quello dell’ambiente, fisicamente, concettualmente e artisticamente.

Gli incontri saranno alternati ad attività svolte al banco e attività svolte nell’aula vuota per esplorazione e interazione con il corpo, ai laboratori parteciperanno anche Pasquale Tangi e Ran Ishiwa, danzatrice butoh e insegnante feldenkrais.

1) Gli incontri laboratoriali prevedono una presentazione dei contenuti, con proiezioni video e interazione con i materiali ispirandosi alle opere di Simoncini.Tangi

2) Gli incontri in un’ aula vuota prevedono azioni, conoscenza con il proprio corpo e quello dell’ambiente, creando su rotoli di carta da lucido, segni, tracce, cartografie di corpi e pensieri, in sinergia con suoni e rumori.

3) L’ultimo incontro prevede la creazione di un “giardino”, realizzato assemblando tutti i manufatti realizzati nel corso della residenza. Un giardino emozionale, una stratificazione di forme, pensieri di tutte le classi, che hanno partecipato al progetto.

Victoria DeBlassie

VICTORIA DEBLASSIE è nata e cresciuta ad Albuquerque, New Mexico. Ha studiato presso The University of New Mexico nel 2009 e al California College of the Arts nel 2011.

Ha ricevuto una borsa di studio Fulbright per l’Italia per l’anno accademico 2012-2013. Ha partecipato a numerose residenze artistiche, come F.AIR a Firenze, Italia, Atelier Real a Lisbona, Portogallo, Lakkos AIR a Heraklion, Crete, e più recentemente Apulia Land Arts Festival a Margherita di Savoia, Italia. Ha esposto a livello nazionale e internazionale, in sedi tra cui [AC] 2 Gallery di Albuquerque, NM, The de Young Museum di San Francisco, CA, e la Fondazione Biagiotti Progetto Arte a Firenze, Italia.

VICTORIA DEBLASSIE è nata e cresciuta ad Albuquerque, New Mexico. Ha studiato presso The University of New Mexico nel 2009 e al California College of the Arts nel 2011.

Ha ricevuto una borsa di studio Fulbright per l’Italia per l’anno accademico 2012-2013. Ha partecipato a numerose residenze artistiche, come F.AIR a Firenze, Italia, Atelier Real a Lisbona, Portogallo, Lakkos AIR a Heraklion, Crete, e più recentemente Apulia Land Arts Festival a Margherita di Savoia, Italia. Ha esposto a livello nazionale e internazionale, in sedi tra cui [AC] 2 Gallery di Albuquerque, NM, The de Young Museum di San Francisco, CA, e la Fondazione Biagiotti Progetto Arte a Firenze, Italia.

Da sempre il modo in cui ci vestiamo è il riflesso di chi siamo. Vorrei indagare insieme ai ragazzi quest’idea come spunto per riflettere sulla propria identità. Secondo Freud la personalità di noi esseri umani si compone di Id (l’istinto), ego (la realtà), superego (la moralità), e magari anche alterego (incontrario di sé), in relazione con la mente conscia e subconscia. Partendo da questa spiegazione vorrei aiutare i ragazzi ad essere più consapevoli di loro stessi, come individui che fanno parte della società.

Utilizzando stoffa di scarto, insegnerò agli alunni diverse tecniche tessili per creare costumi che esprimano chi sono in relazione al mondo. Concettualmente, è importante riutilizzare questo materiale in quanto è un prodotto molto facile da trovare a causa del fast fashion, che sta aggravando la già complicata situazione ambientale.

Realizzare i nostri costumi aumenta la consapevolezza sul modo in cui vestiamo e come decidiamo di rappresentarci, qual è la nos

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Da sempre il modo in cui ci vestiamo è il riflesso di chi siamo. Vorrei indagare insieme ai ragazzi quest’idea come spunto per riflettere sulla propria identità. Secondo Freud la personalità di noi esseri umani si compone di Id (l’istinto), ego (la realtà), superego (la moralità), e magari anche alterego (incontrario di sé), in relazione con la mente conscia e subconscia. Partendo da questa spiegazione vorrei aiutare i ragazzi ad essere più consapevoli di loro stessi, come individui che fanno parte della società.

Utilizzando stoffa di scarto, insegnerò agli alunni diverse tecniche tessili per creare costumi che esprimano chi sono in relazione al mondo. Concettualmente, è importante riutilizzare questo materiale in quanto è un prodotto molto facile da trovare a causa del fast fashion, che sta aggravando la già complicata situazione ambientale.

Realizzare i nostri costumi aumenta la consapevolezza sul modo in cui vestiamo e come decidiamo di rappresentarci, qual è la nostra posizione nel mondo e come trattiamo noi stessi e la Terra.

Questo progetto mira a sviluppare negli studenti un pensiero sostenibile per affrontare il punto 12 (consumo e produzione responsabile) della agenda 2023 e il punto 13 della agenda 2030 per creare un futuro migliore.

Nel primo incontro vorrei parlare di alcuni artisti che hanno ispirato il progetto, facendo riferimento alle opere di Michelangelo Pistoletto e anche all’idea di sculture indossabili come si può vedere nella opera di Louise Bourgeois, Alexander Calder, Nick Cave e anche Salvador Dalí.

Olga Pavlenko

OLGA PAVLENKO è nata a Kherson, in Ucraina, nel 1982. Ha seguito corsi di pittura e arti applicate nella scuola d’arte della sua città natale. Dopo la laurea in Giurisprudenza conseguita a Kiev si è trasferita a Firenze dove ha proseguito gli studi artistici all’Accademia di Belle Arti sotto l’insegnamento di Vincenzo Canale.

Nel febbraio 2009 fonda insieme ad altri 9 artisti il collettivo .LAB, laboratorio di sperimentazione e confronto su temi legati all’arte e alla cultura contemporanea. Tra le sue esposizioni più recenti ricordiamo: Niente da vedere tutto da vivere, a cura di Lorenzo Bruni, evento parallelo della XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara, Istituto del Marmo Pietro Tacca, Carrara, 2010; International Student Triennial of Istanbul 2010, Istanbul, 2010; Lo spazio di via nuova dialoga con loro da quasi due anni e quattro mesi, Via Nuova arte contemporanea, Firenze, 2010; Storie dai Margini, a cura di Pietro Gagliano, Teatro Studio, Scandicci (F

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OLGA PAVLENKO è nata a Kherson, in Ucraina, nel 1982. Ha seguito corsi di pittura e arti applicate nella scuola d’arte della sua città natale. Dopo la laurea in Giurisprudenza conseguita a Kiev si è trasferita a Firenze dove ha proseguito gli studi artistici all’Accademia di Belle Arti sotto l’insegnamento di Vincenzo Canale.

Nel febbraio 2009 fonda insieme ad altri 9 artisti il collettivo .LAB, laboratorio di sperimentazione e confronto su temi legati all’arte e alla cultura contemporanea. Tra le sue esposizioni più recenti ricordiamo: Niente da vedere tutto da vivere, a cura di Lorenzo Bruni, evento parallelo della XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara, Istituto del Marmo Pietro Tacca, Carrara, 2010; International Student Triennial of Istanbul 2010, Istanbul, 2010; Lo spazio di via nuova dialoga con loro da quasi due anni e quattro mesi, Via Nuova arte contemporanea, Firenze, 2010; Storie dai Margini, a cura di Pietro Gagliano, Teatro Studio, Scandicci (Firenze), 2010; Crolli, a cura di Portage, Officina Giovanni, Prato, 2009.

Dare vita al disegno

o come realizzare insieme l’animazione non digitale e riflettere sul concetto del tempo

Il laboratorio didattico viene proposto da Olga Pavlenko basandosi sul suo progetto artistico che riflette sul movimento perpetuo.

Durante il laboratorio i partecipanti vengono a conoscenza di un strumento ottico antico che produce l’effetto di animazione, ovvero il phenakistoscopio o disco magico.

Il suo principio di funzionamento fu soggetto di studio già da parte del matematico greco Euclido e più tardi di Newton, ma fu effettivamente realizzato dal Joseph Plateau intorno al 1841 in Belgio.

Il disco magico sfrutta la capacità dell’occhio umano di unire 25 immagini in un movimento continuativo – il medesimo principio che viene utilizzato nel cinema. Il phenakistoskopio fu il primo tentativo di creare le immagini in movimento in forma analogica, nascendo come un giocattolo ma successivamente aprì la strada al cinema e all’era digitale.

Durante le ore del laboratorio gli studenti saranno guidati nel percorso che li porterà a realizzare un progetto di animazione tutto l

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Il laboratorio didattico viene proposto da Olga Pavlenko basandosi sul suo progetto artistico che riflette sul movimento perpetuo.

Durante il laboratorio i partecipanti vengono a conoscenza di un strumento ottico antico che produce l’effetto di animazione, ovvero il phenakistoscopio o disco magico.

Il suo principio di funzionamento fu soggetto di studio già da parte del matematico greco Euclido e più tardi di Newton, ma fu effettivamente realizzato dal Joseph Plateau intorno al 1841 in Belgio.

Il disco magico sfrutta la capacità dell’occhio umano di unire 25 immagini in un movimento continuativo – il medesimo principio che viene utilizzato nel cinema. Il phenakistoskopio fu il primo tentativo di creare le immagini in movimento in forma analogica, nascendo come un giocattolo ma successivamente aprì la strada al cinema e all’era digitale.

Durante le ore del laboratorio gli studenti saranno guidati nel percorso che li porterà a realizzare un progetto di animazione tutto loro. Studieranno e disegneranno il movimento ripetitivo per produrre un effetto di continuità.

Partendo dall’animazione discuteremo poi della relatività del tempo e l’importanza del continuo cambiamento. Attraverso un semplice movimento cercheremo di costruire un racconto collettivo, facendo da ponte anche con le materie scolastiche, come la tecnologia, la geometria, la storia e ovviamente l’arte.

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Ogni partecipante realizzerà il suo disco di 30cm di diametro che messo in moto produrrà l’effetto di animazione; in seguito i disegni verranno digitalizzati creando i video gif che si ripetano all’infinito.

Alla fine del progetto verrà realizzata la mostra sia delle animazioni analogici che dei video.

Dare vita al disegno

Available in:

Floor Robert

FLOOR ROBERT è un’artista nata in Olanda, che vive e lavora a Firenze. Ha studiato movimento con Raffaella Giordano e Claudia Castellucci, teatro al Laboratorio Nove di Barbara Nativi. Nel 2008 ha ricevuto una segnalazione al premio Hystrio. Nel 2011 ha fondato, insieme a Giacomo Bogani e Andrea Falcone, la compagnia inQuanto teatro. Ha lavorato come interprete per Kinkaleri, Tardito-Rendina, Marco D’Agostin, Francesco Michele Laterza e altri. Dal 2015 affianca al suo lavoro di autrice e performer quello di
disegnatrice utilizzando il nome La Pler. Nel 2021 ha tradotto un libro per bambini, intitolato “NORD”. Floor cura spettacoli e progetti formativi, crea costumi e oggetti di scena, per inQuanto teatro e altri. Insegna teatro, danza e disegno.


FLOOR ROBERT è un’artista nata in Olanda, che vive e lavora a Firenze. Ha studiato movimento con Raffaella Giordano e Claudia Castellucci, teatro al Laboratorio Nove di Barbara Nativi. Nel 2008 ha ricevuto una segnalazione al premio Hystrio. Nel 2011 ha fondato, insieme a Giacomo Bogani e Andrea Falcone, la compagnia inQuanto teatro. Ha lavorato come interprete per Kinkaleri, Tardito-Rendina, Marco D’Agostin, Francesco Michele Laterza e altri. Dal 2015 affianca al suo lavoro di autrice e performer quello di
disegnatrice utilizzando il nome La Pler. Nel 2021 ha tradotto un libro per bambini, intitolato “NORD”. Floor cura spettacoli e progetti formativi, crea costumi e oggetti di scena, per inQuanto teatro e altri. Insegna teatro, danza e disegno.

“Polaroid 2023-2024”

“Polaroid 2023-2024”

 

Floor Robert condivide un modo di fare teatro, di approcciare la creazione scenica, a partire dal corpo. Senza bisogno di parole, liberi dal confronto con personaggi, il teatro diventa allora uno strumento di consapevolezza, per osservare cosa raccontiamo di noi stando fermi, o muovendoci nello spazio. La riflessione e l’osservazione reciproca saranno il punto di partenza per creare, attraverso i corpi e le loro caratteristiche uniche, un ritratto collettivo delle classi partecipanti. Saranno “polaroid” in movimento, tableau vivant di questo momento storico. Sarà un modo per dar voce alle identità delle ragazze e dei ragazzi coinvolti, senza bisogno di parlare.
Cos’è il teatro? Pensiamo subito alla recitazione, ai personaggi. Ai grandi testi classici, alle tragedie greche.
Ai registi, le registe, le attrici e gli attori capaci di bravura, talento, studio. Il teatro è anche un modo per parlare di sé. E si può fare anche senza utilizzare le p

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“Polaroid 2023-2024”

 

Floor Robert condivide un modo di fare teatro, di approcciare la creazione scenica, a partire dal corpo. Senza bisogno di parole, liberi dal confronto con personaggi, il teatro diventa allora uno strumento di consapevolezza, per osservare cosa raccontiamo di noi stando fermi, o muovendoci nello spazio. La riflessione e l’osservazione reciproca saranno il punto di partenza per creare, attraverso i corpi e le loro caratteristiche uniche, un ritratto collettivo delle classi partecipanti. Saranno “polaroid” in movimento, tableau vivant di questo momento storico. Sarà un modo per dar voce alle identità delle ragazze e dei ragazzi coinvolti, senza bisogno di parlare.
Cos’è il teatro? Pensiamo subito alla recitazione, ai personaggi. Ai grandi testi classici, alle tragedie greche.
Ai registi, le registe, le attrici e gli attori capaci di bravura, talento, studio. Il teatro è anche un modo per parlare di sé. E si può fare anche senza utilizzare le parole. Senza conoscere i grandi maestri. Il teatro si può fare anche facendo poco. Molto poco. Lo puoi fare con lo sguardo, con una camminata. Stando immobile. In solitudine o insieme agli altri. Per il progetto “Residenza d’artista a scuola” vorrei concentrarmi sul corpo e in questo caso sui corpi dei ragazzi. Chiederò a loro di mettersi in gioco seguendo il proprio gusto e le proprie affinità e darò loro la possibilità di parlare di sé. Dal 2020 ad oggi sono successe tante cose: le scuole sono state chiuse, i corpi dei ragazzi che cambiano così velocemente sono stati nascosti nelle case. Qualcosa è cambiato in tutti noi, non è facile parlarne, ma la pandemia ha lasciato un segno. Da sempre si tende a dimenticare i nostri corpi eppure sono così presenti. Nell’ambito della scuola la maggior parte del tempo stiamo seduti dietro ai banchi, si usa la testa e il cervello, ma dove mettiamo le braccia, le mani, le dita, i piedi? Forse non siamo molto abituati a dargli tanto spazio, a farli muovere. In silenzio e con cura, sotto una grande lente di ingrandimento, vorrei accompagnare i ragazzi e le ragazze a esplorare questo vasto ed enorme strumento: il corpo. Le prime lezioni serviranno a conoscersi attraverso domande, e training fisici. Lavoreremo su cosa succede quando ci
muoviamo di fronte ad un pubblico e su cosa dobbiamo fare se vogliamo ricevere ascolto, attenzione, comprensione. Chiederò ai ragazzi di condividere dei materiali visivi, sui quali andremo a costruire dei “tableau vivant” quadri che diventeranno delle partiture, piccole performance, ritratti, che parlano della loro età e generazione. Uniremo all’immaginario dei ragazzi alcune opere “famose” della storia dell’arte per cercare un incontro. Infine negli ultimi incontri proveremo a registrare, filmando il lavoro fatto per ricordo e per poter restituire ad un pubblico la nostra residenza insieme.

“Polaroid 2023-2024”

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SOLOs è un progetto di Azione_Improvvisa, che propone un viaggio attraverso gli spazi di MAD, volto a esplorare il mondo sonoro dell’ensemble, che si presenta sia con lavori individuali, che con brani collettivi. Gli ascoltatori sono guidati attraverso un percorso che unisce mondi sonori differenti ma ricchi di idee musicali condivise. Partendo dalla musica barocca e dalla sua trasfigurazione elettronica, si passa dalla scrittura contemporanea per fisarmonica, per chitarra elettrica, fino ad arrivare al mondo sonoro dell’ensemble, con i lavori di Einike Leppik e Filippo Perocco.

SOLOs è un progetto di Azione_Improvvisa, che propone un viaggio attraverso gli spazi di MAD, volto a esplorare il mondo sonoro dell’ensemble, che si presenta sia con lavori individuali, che con brani collettivi. Gli ascoltatori sono guidati attraverso un percorso che unisce mondi sonori differenti ma ricchi di idee musicali condivise. Partendo dalla musica barocca e dalla sua trasfigurazione elettronica, si passa dalla scrittura contemporanea per fisarmonica, per chitarra elettrica, fino ad arrivare al mondo sonoro dell’ensemble, con i lavori di Einike Leppik e Filippo Perocco.

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