Questo lavoro nasce da una condizione immaginata. È una declinazione della visione, a volte un tentativo di simultaneità di tempi e spazi.
Ciò che in natura e in scienza non si può avere, è una forte attrattiva per chi ama maneggiare strumenti utili per l’assurdo, per l’eccezionale.
La materia prima sono due corpi, due elementi dell’ordinario, due persone, due ritratti, due entità scultoree, due frammenti, due e, a volte, un unico. Come creta nelle mani di uno scultore i due corpi sono a servizio di questo esperimento, dello stare e restare e del posare, della trasformazione.
Posiamo per essere guardarti e posiamo il nostro peso, ineluttabilmente sottostiamo alle leggi fisiche della gravità e misteriosamente parliamo senza parole con i nostri corpi, raccontando storie non udibili.
Posare il tempo invita ciascuno spettatore a lasciare da parte il suo insaziabile bisogno di comprendere.
“Spettacolo sofisticato e di grande impatto.
Posare il tempo è un coinvolgente gioco di limite e di libertà, entrambi momenti essenziali dell’espressione del proprio sentire individuale.
E’ la ricerca (felice e angosciosa nello stesso tempo) di porre in un quadro definito l’infinita varietà del gesto e del movimento.”
Piero Meucci, STAMP toscana, 29 ottobre 2018
coreografia Claudia Catarzi
danza Claudia Caldarano e Claudia Catarzi
percussioni Gianni Maestrucci
drammaturgia Amina Amici
musiche originali e drammaturgia sonora Bruno De Franceschi
sound design Francesco Taddei
disegno luci Massimiliano Calvetti e Leonardo Bucalossi