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Chiusi per le festività

Opening 13 febbraio 17.30

Introducono:

Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura, Comune di Firenze
Valentina Gensini, direttore artistico Murate Art District
Justin Randolph Thompson, co-fondatore Black History Month Florence

 

Gli Artisti

M’Barek Bouhchichi (Marocco)
Adij Dieye (Italia/Senegal)
Sasha Huber (Svizzera/Finlandia)
Delio Jasse (Angola/Italia)
Amelia Umuhire (Rwanda/Germania)
Nari Ward (Jamaica/USA)

Sporcarsi le mani per fare un lavoro pulito

Questo progetto espositivo ha esaminato l’adempimento degli obblighi sociali nei confronti del lavoro sporco, le carenze di confronto culturale, l’annientamento della storia e le politiche di rispettabilità.
Gli artisti in mostra hanno attinto ciascuno da esperienze di permanenza in Italia che li spinge a coinvolgere le città di Roma, Umbertide, Milano e Firenze come siti di produzione culturale con la necessità di impegnare la storia senza esserne vittime.

L’attivista Pape Diaw, in un’intervista del 2013, ha parlato di “… sporcarsi le mani per fare un lavoro pulito”. Questa contraddizione in termini è posta in un contesto sociale in cui il lavoro sporco sussiste per mantenere uno status governato da politiche di rispettabilità e di controllo sociale. Un’insistenza sulle narrazioni personali come una sostituzione delle appiattite proiezioni di Blackness, la costruzione di ponti tra un passato coloniale e una realtà neocoloniale contemporanea e l’inconsistenza della monumentalità permeano tutte queste opere con una meditazione sul passato come indicatore di ciò che è in arrivo.

La mostra, a cura di Black History Month Florence, nell’ambito della V edizione del BHMF, in collaborazione con Villa Romana (Florence), Civitella Ranieri Foundation (Umbertide) e Galleria Continua (San Gimignano), presenta il lavoro di 6 artisti internazionali che hanno utilizzato il contesto italiano come luogo di produzione artistica. Una serie di opere trasversali spinge a una rielaborazione di nozioni stereotipate del made in Italy che tendono a escludere gli afro-discendenti, svelando attitudini coloniali e invitando e rompere preconcetti.

Protagoniste le ricerche degli artisti M’Barek Bouhchichi (Morocco), Adji Dieye (Italy/Senegal), Sasha Huber (Switzerland/Finland), Delio Jasse (Angola/Italy), Amelia Umuhire (Rwanda/Germany), Nari Ward (Jamaica/USA).

Insieme hanno formato una melodia armonica che è discordante con la narrativa prescritta, centralizzata e consumata ma trova allineamento per trasmettere il suo potere e la capacità di arricchire la melodia secolare.

Sporcarsi le mani per fare un lavoro pulito BHMF 2019 concept a cura del curatore

Justin Randolph Thompson, co-founder and director Black History Month Florence

Sporcarsi le mani per fare un lavoro pulito BHMF 2020 Introduzione a cura del curatore

Sporcarsi le mani per fare un lavoro pulito BHMF 2020 Introduction

Sporcarsi le mani per fare un lavoro pulito BHMF 2020 Justin Randolph Thompson su Amelia Umuhire

Justin Randolph Thompson su Amelia Umuhire

Sporcarsi le mani per fare un lavoro pulito BHMF 2019 Janine Gaelle Dieudji su Delio Jasse

Janine Gaelle Dieudji su Delio Jasse

Sporcarsi le mani per fare un lavoro pulito BHMF 2019 Justin Randolph Thompson su Nari Ward

Justin Randolph Thompson su Nari Ward

Sporcarsi le mani per fare un lavoro pulito BHMF 2020 Janine Gaelle Dieudji su Adji Dieye

Janine Gaelle Dieudji su Adji Dieye

Sporcarsi le mani per fare un lavoro pulito BHMF 2019 Justin Randolph Thompson su Sasha Huber

Justin Randolph Thompson su Sasha Huber

Sporcarsi le mani per fare un lavoro pulito BHMF 2020 Janine Gaëlle Dieudji su M'Barek Bouhchichi

Janine Gaëlle Dieudji su M'Barek Bouhchichi

Adji Dieye

Fotografa

Adji Dieye è una fotografa italo-senegalese nata a Milano nel 1991. Laureata in Nuove Tecnologie per l’Arte all’Accademia di Belle Arti di Brera. Negli ultimi anni ha viaggiato tra Milano e Dakar, concentrando la sua ricerca sull’influenza della pubblicità nella cultura visiva africana. Il suo lavoro esplora diversi aspetti delle società dell’Africa occidentale: l’influenza della pubblicità nella costruzione di un’identità nazionale e la spiritualità... sincretica che rimane centrale per le comunità africane.

La pratica artistica di Adji Dieye spinge i confini della fotografia nel tentativo di indagare gli archetipi che costituiscono la cultura visiva africana. Nella sua ricerca il continente africano non è mai considerato fine a se stesso; rappresenta invece un ponte verso ulteriori indagini su realtà sociali e geopolitiche più ampie.

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Amelia Umuhire

Video artista, regista

Amelia Umuhire, nata nel 1991 a Kigali in Ruanda, vive come artista e regista a Berlino. Nel 2015 ha scritto e girato la sua prima serie web, Polyglot, in cui segue con la sua macchina fotografica giovani artisti ruandesi “sradicati” a Londra e Berlino. La serie è stata proiettata in numerosi festival, tra cui il Festival D’Angers, il Tribeca Film Festival e il Geneva International Film Festival, dove è stata nominata Best International Web Series nel 2015. Il suo cortometraggio... Mugabo è un cortometraggio sperimentale ambientato a Kigali: esplora la questione di come tornare in patria e come affrontare il passato. Nel 2017 è stato premiato come miglior film sperimentale al Blackstar Film Festival ed è attualmente in tournée in festival in Nord America e, tra gli altri, proiettato al MOCA di Los Angeles, all’MCA Chicago, all’Ann Arbor Film Festival e allo Smithsonian African American Film Festival. Nel 2018 Amelia Umuhire ha prodotto il lungometraggio radiofonico Vaterland per la stazione radio tedesca Deutschlandfunk Kultur. Racconta la storia di suo padre Innocent Seminega da giovane studente, insegnante, marito e padre fino alla sua morte per mano degli estremisti hutu. Nel febbraio di quest’anno Umuhire ha tenuto la sua prima mostra personale a Decad Berlin.

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Delio Jasse

Fotografo

Delio Jasse è nato nel 1980 a Luanda, in Angola, vive e lavora a Milano. Nel suo lavoro fotografico spesso intreccia immagini trovate con particolari di vite passate (foto tessere trovate, album di famiglia) per tracciare collegamenti tra la fotografia – in particolare il concetto di “immagine latente” – e la memoria.

Jasse è anche noto per aver sperimentato processi di stampa fotografica analogica, tra cui cianotipia, platino e primi processi di stampa... come il “Van Dyke Brown”, oltre a sviluppare proprie tecniche di stampa personali.

Le sue mostre recenti includono: MAXXI, Roma (2018); Villa Romana, Firenze (2018); Biennale dell’immagine, Lugano (solo, 2017); Collezione Walther, Neu-Ulm (2017); SAVVY Contemporary, Berlino (2017); Bamako Encounters, Bamako (2017); Biennale di Lagos, Lagos (2017); Tiwani Contemporary, Londra (solo, 2016); Walther Collection Project Space, NY (2016); Mostra internazionale Dak’art Biennale (2016); e il Padiglione dell’Angola, 56a Biennale di Venezia (2015). È stato uno dei tre finalisti del BES Photo Prize (2014) e ha vinto l’Iwalewa Art Award nel 2015.

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Nari Ward

Fotografo, video artista, scultore

Nari Ward (nato nel 1963 a St. Andrew, Giamaica; vive e lavora a New York) è noto per le sue installazioni scultoree composte da materiale di scarto trovato e raccolto nel suo quartiere. Ha riutilizzato oggetti come passeggini, carrelli della spesa, bottiglie, porte, televisori, registratori di cassa e lacci delle scarpe.

Ward ricontestualizza questi oggetti trovati in giustapposizioni stimolanti che creano significati metaforici complessi per affrontare questioni sociali e... politiche che circondano la razza, la povertà e la cultura del consumo. Lascia intenzionalmente aperto il significato del suo lavoro, consentendo allo spettatore di fornire la propria interpretazione.

Mostre personali del suo lavoro sono state organizzate presso l’Institute of Contemporary Art, Boston (2017); SocratesSculpture Park, New York (2017); The Barnes Foundation, Philadelphia (2016); Pérez Art Museum Miami (2015); Savannah College of Art e Design Museum of Art, Savannah, GA (2015); Museo d’arte della Louisiana State University, Baton Rouge, LA (2014); The Fabric Workshop and Museum, Philadelphia (2011); Massachusetts Museum of Contemporary Art, North Adams, MA (2011); Isabella Stewart Gardner Museum, Boston (2002); e Walker Art Center, Minneapolis, MN (2001, 2000).

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M’barek Bouhchichi

Artista visivo e installativo, scultore

Nato nel 1975 ad Akka, in Marocco, vive e lavora a Tahanaout, vicino a Marrakech, dove insegna arte. Usando la pittura, la scultura, il disegno o anche il video, M’barek Bouhchichi ha sviluppato il suo lavoro attraverso un linguaggio provvisorio fondato sull’esplorazione dei limiti tra il nostro discorso interno e la sua estensione verso il mondo esterno, il reale, l’altro. Pone le sue opere al crocevia tra l’estetica e il sociale, esplorando i campi associati come... possibilità di auto-definizione.

Recentemente, il suo lavoro è stato esposto con la mostra personale Les mains noires (Kulte, Rabat, Marocco, 2016), come mostra collettiva Documents bilingues (MUCEM, Marsiglia, Francia, 2017),  Le Maroc contemporain (Institut du Monde Arabe , Parigi, Francia, 2014), Between walls (Le 18, Marrakech, Morocco, 2017).

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Sasha Huber

Fotografa, video artista, performer

Sasha Huber è un’artista visiva svizzero-haitiana, nata a Zurigo, Svizzera nel 1975. Vive e lavora a Helsinki, in Finlandia. Il lavoro di Huber si occupa principalmente della politica della memoria e dell’appartenenza, in particolare in relazione ai residui coloniali abbandonati nell’ambiente. Sensibile ai fili sottili che collegano il passato e il presente, utilizza il materiale d’archivio all’interno di una pratica creativa stratificata che comprende interventi... basati sulla performance, video, fotografia e collaborazioni. Huber rivendica anche l’uso della pistola ad aria compressa, consapevole del suo significato simbolico come arma, ma che offre al contempo il potenziale per rinegoziare dinamiche dove il potere non è bilanciato. È nota per il suo contributo di ricerca artistica alla campagna Demounting Louis Agassiz, che mira a smantellare l’eredità razzista meno conosciuta ma controversa del glaciologo. Questo progetto a lungo termine (dal 2008) si è occupato di portare alla luce e riparare la storia poco conosciuta e le eredità culturali del naturalista e glaciologo svizzero Louis Agassiz (1807-1873), un influente sostenitore del razzismo “scientifico” che sosteneva la segregazione e l’ “igiene razziale”. Huber ha tenuto mostre personali alla Fondazione Hasselblad (Project Room) a Göteborg e ha partecipato a numerose mostre internazionali, tra cui la 56a Biennale di Venezia nel 2015 (mostra collaterale: Frontier Reimagined), la 19a Biennale di Sydney nel 2014 e alla 29a Biennale di San Paolo nel 2010.

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Sporcarsi Le Mani Per Fare Un Lavoro Pulito è la prima esposizione collettiva che inaugura il semestre dedicato da Murate Art District a sguardi internazionali:
“MAD dedica il primo semestre di programmazione a residenze ed esposizioni internazionali che indagano la cultura afro-discendente, quindi il Middle East e infine l’estremo Oriente con il Giappone
– sottolinea Valentina Gensini, direttore artistico di MAD Murate Art District –. La rinnovata collaborazione con BHMF e con Villa Romana si concretizza in due esposizioni di grande importanza: una sul Black Archive, l’altra su importanti artisti internazionali chiamati a riflettere sulla retorica post-coloniale e su un certo neocolonialismo contemporaneo, che ci impone dolorose negoziazioni con la storia, con la memoria collettiva e con le sue amnesie, ma anche con il futuro, che chiede un cambio netto di prospettiva”.

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